Da quella finestra si vedono anche altri mondi tutti da scoprire, anch'essi fermi ormai da tempo come molle di un orologio che non tiene più il conto di un tempo che ha deciso di ritirarsi in altre stanze.
Da quella finestra un paio d'occhi vede la fine di un inizio, il durante di un deja vu che inebria fantasie perdutesi in labirinti d'estatiche realtà.
In quegli occhi si possono vedere anche interi stormi di uccelli migratori ritornare a un sud ormai inutile e inutilizzabile per deporre le uova di generazioni di morti che tremano sotto la pelle.
Sotto quegli occhi le labbra aperte per un bacio non dato, un'esclamazione che muore in gola e risorge sulla pelle sotto forma di gocce di sudore freddo come brina in un inverno bloccato tra gli icebergs delle speranze.
Agli angoli di quella finestra entrano solo pochi e timidi raggi di sole, ultimi superstiti di un pomeriggio agonizzante che non vede l'ora che ritorni la sera per poter andare a dormire.
La Luna ha paura di bussare a quella finestra e le poche stelle che prendono coraggio vanno a bussare ma subito si nascondono e le labbra si chiudono su quegli occhi che cominciano a chiedersi il perchè di tutto questo non trovando la risposta adatta.
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