Quando ero piccola, abitavo al quarto piano di un palazzo enorme.
Ero piuttosto pigra e solitaria. La mamma mi mandava giù in cortile a giocare con le amichette. Al primo piano del palazzo abitava una signora con i capelli biondi che poggiava sempre un grande tappeto sulle ringhiere del balcone per fargli prendere aria. Andava avanti e indietro con un battipanni marrone in mano e un grembiulino bianco allacciato in vita. Spesso il tappeto scivolava giù, a terra. Una volta glielo raccolsi io. Glielo portai su. Le dissi: "Era caduto". La signora sorrise, andò un attimo via. Tornò con un lecca lecca meraviglioso. Tipo quelli venduti negli autogrill o alle bancarelle, durante le feste Colorato,grande. Mi piaceva la sequenza tappeto-buona azione-sorriso signora-lecca lecca.
Da quel giorno aspettai che quei tappeti cadessero. Sempre.
Confidavo nelle giornate di vento. Di quello che spostava tutto.
Altri bambini cominciarono a capire il meccanismo e a fare la stessa cosa. E partirono delle gare assurde per portare su il tappeto alla signora. Allora mi misi da parte.
Quel lecca lecca non mi sembrò più tanto speciale.
Così faccio anche adesso. Con le coccole.
Non mi piacciono le coccole per tutti. Mi piacciono le coccole costruite apposta sul mio cuore. Quelle le trovo davvero speciali. Quelle me le cerco e me le vado a prendere. Senza aspettare scuse. Senza aspettare il vento buono.
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