L'unica cosa importante, quando ce ne andremo, saranno le tracce d'amore che avremo lasciato...
martedì 31 gennaio 2012
Tu chiamale se vuoi...
Vengo assalita a volte dalla voglia di sapere, entro in libreria e guardo tutti i libri e sono tanti, tanti, tanti, e so che in ognuno di loro ci potrebbe essere una cosa che dovre sapere, che potrebbe essermi utile e vorrei leggerli tutti. Mi sento inerme davanti al fatto che non so tante cose, e che non mi basterà una vita per saperle. Mi succede anche con la musica, pensa quante canzoni che io semplicemente non conosco ma che impazzirei ad ascoltare. Quante emozioni e pelle d’oca a cui rinuncio per ignoranza.
domenica 29 gennaio 2012
Abbi cura di te. Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un’idea senza avere un’idea di sè è una delle cose più pericolose che si possa fare.
sabato 28 gennaio 2012
Danzare la mia danza
L'amore non è un bisogno, ma un traboccare... L'amore è un lusso. È abbondanza. Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne, quindi la condividi. Significa avere nel cuore infinite melodie da cantare; che qualcuno ascolti o no è irrilevante. Anche se nessuno ascolta, devi comunque cantare, devi danzare la tua danza.
Finalmente, è arrivata...
E' arrivata...
per liberarci dal peso di un anno appena passato, dal calore dell'asfalto che trasuda vita d'ogni giorno, dalla semplicità di pensieri e dal vuoto dentro delle cose che ci circondano...
E' arrivata,
per lasciare spazio ai maglioni vecchi almeno di un anno, chiusi a chiave negli armadi che raccontano una storia... la storia di ognuno di noi...
E' arrivata,
per far brillare i nostri ricordi come pietre preziose incastonate nella pelle...
E' arrivata la neve, che con il suo bianco candore rende tutto un po' più puro...
E' arrivata... e nel cuore è di nuovo Natale...
per liberarci dal peso di un anno appena passato, dal calore dell'asfalto che trasuda vita d'ogni giorno, dalla semplicità di pensieri e dal vuoto dentro delle cose che ci circondano...
E' arrivata,
per lasciare spazio ai maglioni vecchi almeno di un anno, chiusi a chiave negli armadi che raccontano una storia... la storia di ognuno di noi...
E' arrivata,
per far brillare i nostri ricordi come pietre preziose incastonate nella pelle...
E' arrivata la neve, che con il suo bianco candore rende tutto un po' più puro...
E' arrivata... e nel cuore è di nuovo Natale...
venerdì 27 gennaio 2012
Mi fa male il mondo
Mi fa male il mondo, mi fa male il mondo.
e non riesco a trovar le parole per chiarire a me stesso, e anche al mondo,
cos'è che fa male...
Mi fa male... quando mi guardo allo specchio.
Mi fa male il futuro dell'Italia, dell'Europa, del mondo.
Mi fa male l'immanente destino del pianeta Terra minacciato dal grande buco nell'ozono, dall'effetto serra, e da tutte quelle tragedie che al momento poi... a dir la verità... non mi fanno mica tanto male.
Mi fanno male gli spot. Mi fanno male, Dio bono, i culi nudi, le tette, le cosce, e tutti quei figoni sprecati per il Campari Soda!
Mi fanno male i fax, i telefonini, i computer, e la realtà virtuale... anche se non so cos'è.
Mi fa male l'ignoranza, sia quella di andata che quella di ritorno.
Mi fa male la carta stampata, gli editori... tutti.
Mi fa male che qualsiasi deficiente scriva un libro. E poi lo promuove, firma la copertina, entra in classifica.
Mi fa male chi crede che ci sia ancora qualcuno che pensa agli altri.
Mi fanno male quelli che dicono che gli uomini sono tutti uguali. Mi fa male non capire perché a parità di industriali stramiliardari, un operaio tedesco guadagna 2.800.000 lire al mese ed uno italiano 1.400.000. Ma l'altro 1.400.000, dov'è che va a finire?
Mi fanno male i ladri, quelli privati ma anche quelli di Stato. Mi fa bene quando li prendono, quando li arrestano, quando viene fuori tutto quello che sapevamo! Dopo un po' però mi annoio.
Mi fa male… mi fa male accendere la televisione, stare lì davanti e non riuscire a spegnerla, vedere fino a che punto... non c'è fondo, non c'è fondo. La gente che telefona, gli sponsor, i giochini demenziali, i presentatori che ridono. E le dentiere, gli assorbenti, i preservativi, i Gabibbi, belli spigliati, spiritosi, tutti completamente a loro agio... che si infilano le dita nelle orecchie e che si grattano i coglìoni. Sì, tutti questi geniali opinionisti... che litigano, gridano, si insultano... questi coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli!
Mi fa male, mi fa male che si parli fino alla nausea di quante reti... una a te, una a me.... pubbliche, private... e le commissioni, i garanti, i regolamenti... senza mai parlare di quella valanga di merda che ogni giorno mi entra in casa!
Mi fa male la violenza. Mi fa male la sopraffazione, la prepotenza, l'ingiustizia.
Mi fa male la Sicilia. Magari mi facesse male solo la Sicilia. Mi fa male anche la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, il Veneto. Roma! Mi fa male che 'tutto' sia mafia.
Mi fa male chi muore in Jugoslavia. Chi muore in Somalia, in Ruanda, in Palestina. Mi fa male chi muore.
Mi fa male chi specula sulla vita della gente. Sì, quelle brave persone che ti fanno fare le analisi, anche se non ne hai bisogno, e ti mandano dall'amico specialista, tutto un giro, uno scambio d'affari, una grande abbuffata di pazienti. Sì, tutti quegli avvoltoi che si buttano sui moribondi per tirargli fuori gli ultimi spiccioli: i chirurghi dal taglio facile e redditizio... quelli che tagliano tutto, gambe, braccia... e quando non ne hanno abbastanza... testicoli, ovaie, seni, uteri! Che gliene frega di un utero in più o in meno!
Certo, mi fa male il cancro. Ma mi fa più male che il cancro sia il più grosso affare economico del secolo.
Mi fa male qualsiasi tipo di potere, quello conosciuto, ma anche quello sconosciuto, sotterraneo, che poi è il vero potere. Personaggi misteriosi che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi da farci sentire legittimamente esclusi.
Mi fa male la democrazia, questa democrazia che è l'unica che io conosco.
Mi fa male la prima repubblica, la seconda, la terza, la quarta.
Mi fanno male i politici, più che altro… tutti, sempre più viscidi, sempre più brutti. Mi fanno male gli imbecilli, i ruffiani. Tutti, tutti, l'abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica.
E mi fa male che ci sia qualcuno che crede ancora che 'loro' facciano qualcosa per noi, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. No, non c'è una scelta, una scelta politica che sia fatta pensando a cosa serve al Paese. No, solo quello che conviene di più al gruppo, al partito... Per contare di più, per avere più potere. Certo, lo fanno solo per se stessi, per il loro schifosissimo interesse personale. Farebbero qualsiasi cosa, venderebbero i colleghi, gli amici, i figli. Cambierebbero colore, nome, nazionalità, darebbero delle coltellate ai compagni di partito pur di fottergli il posto. Non c'è più niente che assomigli all'esilio, alle lotte, alla galera. C'è solo l'egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, il potere, l'avidità più schifosa!
E voi credete ancora che contino le idee? Ma quali idee...
La cosa che mi fa più male è vedere i nostri figli con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno.
E mi fa ancora più male sentire che la colpa è anche nostra. Sì, abbiamo lasciato in eredità forse un normale benessere, ma non abbiamo potuto lasciare quello che abbiamo dimenticato di combattere e quello che abbiamo dimenticato di sognare. Una sconfitta definitiva?... No, non credo proprio.
Se è vero che questa è la nostra realtà, guardarla in faccia non può far male a nessuno. Basta non farsi prendere dalla stupidità dello sconforto. Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto.
Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo.
Giorgio Gaber
e non riesco a trovar le parole per chiarire a me stesso, e anche al mondo,
cos'è che fa male...
Mi fa male... quando mi guardo allo specchio.
Mi fa male il futuro dell'Italia, dell'Europa, del mondo.
Mi fa male l'immanente destino del pianeta Terra minacciato dal grande buco nell'ozono, dall'effetto serra, e da tutte quelle tragedie che al momento poi... a dir la verità... non mi fanno mica tanto male.
Mi fanno male gli spot. Mi fanno male, Dio bono, i culi nudi, le tette, le cosce, e tutti quei figoni sprecati per il Campari Soda!
Mi fanno male i fax, i telefonini, i computer, e la realtà virtuale... anche se non so cos'è.
Mi fa male l'ignoranza, sia quella di andata che quella di ritorno.
Mi fa male la carta stampata, gli editori... tutti.
Mi fa male che qualsiasi deficiente scriva un libro. E poi lo promuove, firma la copertina, entra in classifica.
Mi fa male chi crede che ci sia ancora qualcuno che pensa agli altri.
Mi fanno male quelli che dicono che gli uomini sono tutti uguali. Mi fa male non capire perché a parità di industriali stramiliardari, un operaio tedesco guadagna 2.800.000 lire al mese ed uno italiano 1.400.000. Ma l'altro 1.400.000, dov'è che va a finire?
Mi fanno male i ladri, quelli privati ma anche quelli di Stato. Mi fa bene quando li prendono, quando li arrestano, quando viene fuori tutto quello che sapevamo! Dopo un po' però mi annoio.
Mi fa male… mi fa male accendere la televisione, stare lì davanti e non riuscire a spegnerla, vedere fino a che punto... non c'è fondo, non c'è fondo. La gente che telefona, gli sponsor, i giochini demenziali, i presentatori che ridono. E le dentiere, gli assorbenti, i preservativi, i Gabibbi, belli spigliati, spiritosi, tutti completamente a loro agio... che si infilano le dita nelle orecchie e che si grattano i coglìoni. Sì, tutti questi geniali opinionisti... che litigano, gridano, si insultano... questi coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli!
Mi fa male, mi fa male che si parli fino alla nausea di quante reti... una a te, una a me.... pubbliche, private... e le commissioni, i garanti, i regolamenti... senza mai parlare di quella valanga di merda che ogni giorno mi entra in casa!
Mi fa male la violenza. Mi fa male la sopraffazione, la prepotenza, l'ingiustizia.
Mi fa male la Sicilia. Magari mi facesse male solo la Sicilia. Mi fa male anche la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, il Veneto. Roma! Mi fa male che 'tutto' sia mafia.
Mi fa male chi muore in Jugoslavia. Chi muore in Somalia, in Ruanda, in Palestina. Mi fa male chi muore.
Mi fa male chi specula sulla vita della gente. Sì, quelle brave persone che ti fanno fare le analisi, anche se non ne hai bisogno, e ti mandano dall'amico specialista, tutto un giro, uno scambio d'affari, una grande abbuffata di pazienti. Sì, tutti quegli avvoltoi che si buttano sui moribondi per tirargli fuori gli ultimi spiccioli: i chirurghi dal taglio facile e redditizio... quelli che tagliano tutto, gambe, braccia... e quando non ne hanno abbastanza... testicoli, ovaie, seni, uteri! Che gliene frega di un utero in più o in meno!
Certo, mi fa male il cancro. Ma mi fa più male che il cancro sia il più grosso affare economico del secolo.
Mi fa male qualsiasi tipo di potere, quello conosciuto, ma anche quello sconosciuto, sotterraneo, che poi è il vero potere. Personaggi misteriosi che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi da farci sentire legittimamente esclusi.
Mi fa male la democrazia, questa democrazia che è l'unica che io conosco.
Mi fa male la prima repubblica, la seconda, la terza, la quarta.
Mi fanno male i politici, più che altro… tutti, sempre più viscidi, sempre più brutti. Mi fanno male gli imbecilli, i ruffiani. Tutti, tutti, l'abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica.
E mi fa male che ci sia qualcuno che crede ancora che 'loro' facciano qualcosa per noi, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. No, non c'è una scelta, una scelta politica che sia fatta pensando a cosa serve al Paese. No, solo quello che conviene di più al gruppo, al partito... Per contare di più, per avere più potere. Certo, lo fanno solo per se stessi, per il loro schifosissimo interesse personale. Farebbero qualsiasi cosa, venderebbero i colleghi, gli amici, i figli. Cambierebbero colore, nome, nazionalità, darebbero delle coltellate ai compagni di partito pur di fottergli il posto. Non c'è più niente che assomigli all'esilio, alle lotte, alla galera. C'è solo l'egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, il potere, l'avidità più schifosa!
E voi credete ancora che contino le idee? Ma quali idee...
La cosa che mi fa più male è vedere i nostri figli con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno.
E mi fa ancora più male sentire che la colpa è anche nostra. Sì, abbiamo lasciato in eredità forse un normale benessere, ma non abbiamo potuto lasciare quello che abbiamo dimenticato di combattere e quello che abbiamo dimenticato di sognare. Una sconfitta definitiva?... No, non credo proprio.
Se è vero che questa è la nostra realtà, guardarla in faccia non può far male a nessuno. Basta non farsi prendere dalla stupidità dello sconforto. Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto.
Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo.
Giorgio Gaber
domenica 22 gennaio 2012
Mi ricordo...
Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato… L'uomo chiese una volta all'animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L'animale voleva rispondere e dice: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire" – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice "Mi ricordo".
Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto…
Mi ritengo una ladra. Osservo gli altri e rubo gesti, parole, pensieri, sentimenti, emozioni e tutte quelle sfumature che sembrano leggerissime, che sembrano quasi impercettibili ma che sono le più vere e mi cerco in ogni più piccola traccia. Tracce che spesso risuonano dentro di me, come un'eco, e le faccio mie.
sabato 21 gennaio 2012
E tu, dove vai stasera?
E tu, tu, dove vai stasera? Dove vanno le persone quando non sanno dove andare?
Dove vai, quando i pensieri si incastrano? Nessuno è cosi' felice da regalarti qualche parola. Nessuno è cosi' ricco da donarti qualche pensiero.
Ci incateniamo a semafori che ci dicono quando dobbiamo andare e dove dobbiamo fermarci. Abbiamo lettere che ci programmano la vita.
Dove vado io quando non so dove andare? Rientro in me stessa oppure ne resto fuori?
Mi guardo trasformarmi e concedermi il lusso delle lacrime oppure mi rispondo a qualche domanda?
Dove vado quando me ne vorrei andare? Vado dentro le mie foto vecchie, tra i diari di anni fa. Entro in punta di piedi nel mondo che ho lasciato abbandonato per troppo, sperando di ritrovare carezze dimenticate.
domenica 15 gennaio 2012
sabato 14 gennaio 2012
Forse il cuore
Sprofonderà l'odore acre dei tigli
nella notte di pioggia. Sarà vano
il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l'indolenza,
il ricordo d'un gesto, d'una sillaba,
ma come d'un volo lento d'uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un'ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo,
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un'acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore...
venerdì 13 gennaio 2012
Vorrei portarti in dono la pazienza
Vorrei portarti in dono la pazienza,
la pazienza necessaria a restare quando il resto del mondo se ne va,
la pazienza sufficiente a scorgere le meraviglie del mondo,
per aspettare l'alba svegli mentre tutti gli altri dormono,
per camminare ore ed ore e raggiungere la vetta della montagna e godersi lo scenario da lassù.
Vorrei che tu trovassi la pazienza di ripetere sempre alla gente le tue ragioni
e la costanza di mantenerle vive in tutti i tuoi giorni.
Che tu possa avere la pazienza necessaria per risolvere le incomprensioni con le persone importanti,
senza lasciarti sopraffare dalla rabbia, dall'orgoglio nè dal tempo.
Ti auguro la pazienza di aspettare ancora in dono un sorriso nei momenti di buio intenso,
quando la notte oscurerà la tua vista e non resterà altro che l'anima per vedere.
Vorrei portarti in dono la pazienza di ascoltare, ma soprattutto di ascoltarti, senza fretta nel giudicare e condannarti per gli errori commessi.
la pazienza necessaria a restare quando il resto del mondo se ne va,
la pazienza sufficiente a scorgere le meraviglie del mondo,
per aspettare l'alba svegli mentre tutti gli altri dormono,
per camminare ore ed ore e raggiungere la vetta della montagna e godersi lo scenario da lassù.
Vorrei che tu trovassi la pazienza di ripetere sempre alla gente le tue ragioni
e la costanza di mantenerle vive in tutti i tuoi giorni.
Che tu possa avere la pazienza necessaria per risolvere le incomprensioni con le persone importanti,
senza lasciarti sopraffare dalla rabbia, dall'orgoglio nè dal tempo.
Ti auguro la pazienza di aspettare ancora in dono un sorriso nei momenti di buio intenso,
quando la notte oscurerà la tua vista e non resterà altro che l'anima per vedere.
Vorrei portarti in dono la pazienza di ascoltare, ma soprattutto di ascoltarti, senza fretta nel giudicare e condannarti per gli errori commessi.
domenica 8 gennaio 2012
C'è un istante durante alcune giornate in cui qualcosa di sospeso, di astratto, come sganciato dal tempo, si impossessa di me. E' un attimo, un'invisibile carezza, come un battito d'ali o il passaggio di un angelo. E' un istante che dura poco, ma che è. Come se tutto intorno si fermasse.
Ho sempre pensato che questa sensazione fosse una cosa mia, invece sbagliavo la prospettiva: in realtà sono io ad appartenerle. Nella maggior parte dei casi mi capita al mattino molto presto o verso l'ora del tramonto. Sono i momenti in cui mi commuovo più facilmente, in cui anche un piccolo particolare si fa notare, fa sentire la sua voce. Capita d'estate, quando il cielo azzurro inizia a diventare indaco e si vedono le prime stelle bianche e gialle. O d'inverno, quando si accendono le prima luci delle case, delle macchine, dei lampioni. Non importa dove sono. Mi commuovo anche se mi trovo in autostrada. E allora in quell'attimo, seduta dentro l'auto, può accadere che anche il percorso di una goccia d'acqua su vetro conduca a me, come se stesse scivolando sulla mia anima.
Poi, lentamente, dopo questa sospensione eterea in cui sono risucchiata, torno in me. La pelle diventa nuovamente confine, separazione, divisione. E io torno ad essere me stessa, il mio nome, la mia età. In quel momento inizio a pensare a me e alla mia vita. Al mio tempo, alla donna che sono diventata, che in fondo non è altro che la conseguenza della bambina che ero. Sono, come tutti, la somma di un numero infinito di persone, quelle che sono stata nel corso della mia vita.
Ho sempre pensato che questa sensazione fosse una cosa mia, invece sbagliavo la prospettiva: in realtà sono io ad appartenerle. Nella maggior parte dei casi mi capita al mattino molto presto o verso l'ora del tramonto. Sono i momenti in cui mi commuovo più facilmente, in cui anche un piccolo particolare si fa notare, fa sentire la sua voce. Capita d'estate, quando il cielo azzurro inizia a diventare indaco e si vedono le prime stelle bianche e gialle. O d'inverno, quando si accendono le prima luci delle case, delle macchine, dei lampioni. Non importa dove sono. Mi commuovo anche se mi trovo in autostrada. E allora in quell'attimo, seduta dentro l'auto, può accadere che anche il percorso di una goccia d'acqua su vetro conduca a me, come se stesse scivolando sulla mia anima.
Poi, lentamente, dopo questa sospensione eterea in cui sono risucchiata, torno in me. La pelle diventa nuovamente confine, separazione, divisione. E io torno ad essere me stessa, il mio nome, la mia età. In quel momento inizio a pensare a me e alla mia vita. Al mio tempo, alla donna che sono diventata, che in fondo non è altro che la conseguenza della bambina che ero. Sono, come tutti, la somma di un numero infinito di persone, quelle che sono stata nel corso della mia vita.
mercoledì 4 gennaio 2012
Sono io...
Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo rinascere, avrei vissuto la vita in maniera diversa. Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po' su e... potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.
Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.
Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d'estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata, nello sgabuzzino. L'avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato come i bambini, senza badare alle macchie d'erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.
Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io, il mondo si sarebbe fermato.
A mio padre che mi baciava nei giorni della crescita non avrei detto: "Oramai sono grande, papà".
Avrei detto più spesso "Ti voglio bene" e "Mi dispiace"...
...ma soprattutto, potendo ricominciare tutto dall'inizio, m' impadronirei di ogni minuto... lo guarderei fino a vederlo veramente... lo vivrei... e non lo restituirei mai più...
Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.
Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d'estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata, nello sgabuzzino. L'avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato come i bambini, senza badare alle macchie d'erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.
Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io, il mondo si sarebbe fermato.
A mio padre che mi baciava nei giorni della crescita non avrei detto: "Oramai sono grande, papà".
Avrei detto più spesso "Ti voglio bene" e "Mi dispiace"...
...ma soprattutto, potendo ricominciare tutto dall'inizio, m' impadronirei di ogni minuto... lo guarderei fino a vederlo veramente... lo vivrei... e non lo restituirei mai più...
martedì 3 gennaio 2012
Nel freddo di un nuovo gennaio
Ma perchè? Dio, ti prego, dimmi il perchè... Dimmi il perchè, io non so accettarlo così, tanto per... è la mia vita, in fondo, non posso dire "chi se ne frega"! Come si fa?
Allora insegnami la strada da percorrere per lasciarsi vivere passivamente da ciò che accade intorno, senza più ribellarmi.
Insegnami qualunque cosa che non mi faccia più piangere, che non mi faccia più sentire quel magone insopportabile al cuore, in grado di uccidere anche il più forte degli esseri.
Insegnami ad essere felice nella tristezza più profonda,
insegnami a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato,
insegnami ad orientarmi tra le persone...
Insegnami a non farmi divorare da questa continua sofferenza,
insegnami ad offrire il mio aiuto sempre e comunque, nei giorni di sole e nei giorni di pioggia...
Insegnami ad ascoltare, ma non lasciarmi ancora ferire, dalle parole di una madre che chiede il mio amore...
Insegnami ad essere forte quando credo che sia impossibile sopravvivere anche solo per un attimo, ancora....
ad avere la forza necessaria per me e per chi mi sta intorno...
Insegnami a non dubitare mai di chi la lealtà ce l'ha scritta negli occhi....
Insegnami a vivere, senza avere bisogno di risposte a domande che una risposta non l'avranno mai..........
Allora insegnami la strada da percorrere per lasciarsi vivere passivamente da ciò che accade intorno, senza più ribellarmi.
Insegnami qualunque cosa che non mi faccia più piangere, che non mi faccia più sentire quel magone insopportabile al cuore, in grado di uccidere anche il più forte degli esseri.
Insegnami ad essere felice nella tristezza più profonda,
insegnami a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato,
insegnami ad orientarmi tra le persone...
Insegnami a non farmi divorare da questa continua sofferenza,
insegnami ad offrire il mio aiuto sempre e comunque, nei giorni di sole e nei giorni di pioggia...
Insegnami ad ascoltare, ma non lasciarmi ancora ferire, dalle parole di una madre che chiede il mio amore...
Insegnami ad essere forte quando credo che sia impossibile sopravvivere anche solo per un attimo, ancora....
ad avere la forza necessaria per me e per chi mi sta intorno...
Insegnami a non dubitare mai di chi la lealtà ce l'ha scritta negli occhi....
Insegnami a vivere, senza avere bisogno di risposte a domande che una risposta non l'avranno mai..........
Sordomuti giorni......
Il dolore è sordo, il dolore è muto. Il dolore è sordomuto.
Sordo perché ascolta solo se stesso, muto perché non ci sono parole che possano parlarne.