E´ passato un anno oramai e soltanto ora,
passati avvenimenti di ogni genere, emozioni di tutti i tipi, desideri e
ricordi più o meno annebbiati... soltanto ora mi sento in grado di scrivere di
ciò che, in cuor mio, spaventa, se e´ troppo lungo il pensiero che ogni tanto
ci si sofferma, quasi come a riposarsi. Ma riposo non trova ancora.
Credimi, papa´, ho scritto parole su
parole, tutte ferme ad un passo dalla linea del traguardo... e quando credevano
di avercela fatta, quando credevo di avercela fatta a tirar fuori ciò che non ho mai saputo neppure spiegare a me
stessa, salvavo tutto dentro, e come se niente fosse, era già un altro
giorno...
Viviamo di domani che nessuno ci
assicura, hai notato? E quando ce ne rendiamo veramente conto e´ perché, di
solito, qualcosa di irrimediabile e´ già successo o sta per succedere... E,
per me, questa e´ stata la sensazione di un anno fa. Il problema e´ che
un´esplosione del genere non te la togli di dosso il giorno dopo, quando la
luce e´ comparsa e gli occhi si sono aperti ancora una volta. La paura ha
radici profonde. Ma quando passa o, almeno, impari a conviverci, lascia sempre
una grande consapevolezza interiore. Il boccone da mandar giù e´ sempre amaro,
ma il tempo ti insegna ad addolcirlo, ti da´ attimi di respiro che ti facciano
capire che c´e´ sempre una speranza che non dobbiamo abbandonare mai. Non e´
vero che chi spera disperato muore, perché talvolta la speranza e´ l´unica
cosa che possiamo conservare fino alla fine e che ci accompagna, a volte, verso
la fine stessa.
Io, nel mio piccolo, ho continuato a
tenere accesa quella piccola fiamma dentro, quella che profumava di amore da
figlia. Era la sua luce che la notte mi permetteva di non sentirmi sconfitta,
quando la mente era più libera di girovagare per mete non meglio stabilite e
toccare sentieri bui, nei quali avrei potuto inciampare senza rialzarmi più.
Ed eri tu a tenerla accesa, perché quando ti guardavo negli occhi, loro
parlavano da soli. E volevano splendere ancora a lungo ed io volevo vedere il
loro colore e la loro espressione fino
ad esserne sazia, fino a sentirne l´anima traboccarne di gioia... ma, credimi,
che ancora oggi non mi sento pesante nel poterli vedere ancora sorridere. Anzi,
loro fanno sorridere me.
E di questo vorrei ringraziarti, papa´.
Di non aver mollato la presa quando eravamo li´ a stringerti la mano, quando la
sofferenza e´ stata tanta, in quei giorni nei quali il dolore ti opprimeva e
noi inermi a guardarti perché non c´era altro che potessimo fare...
Da questa esperienza, papa´, ho imparato
a vivere al meglio l´oggi con la speranza di un domani sempre migliore, piuttosto
che star ad aspettare il domani giusto con il rischio che non arrivi mai. E a
darti il bacio della buonanotte e del buongiorno, come quando ero piccolina...
ricordi?
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