giovedì 9 maggio 2013


Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, le variazioni di tono della voce quando l'umore varia, proprio come se la voce fosse una musica dalle infinite sfumature cromatiche.
Essere sensibile vuol dire riconoscere l'ansia, la paura, la malinconia, la tristezza nel viso della gente.
Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con "tutto" intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane abbandonato, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola vera in mezzo a tante parole anonime.
Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille vite ogni giorno.
Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Si immedesima in ogni circostanza, in ogni sofferenza, anche in un gattino abbandonato e sporco che implora pietà ad ogni passante.
Chi è sensibile soffre, di un dolore muto e soffocante, per le sofferenze del mondo.
Chi è sensibile piange in silenzio senza lacrime, per ogni lacrima versata e dileguata.
Chi è sensibile, sente la musica del mondo, e trae la forza da ogni vibrazione eterna e senza fine, che ogni corda tesa risuona nel suo cuore.
È musica, la musica dell'anima.
 
 

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