mercoledì 25 giugno 2014

C'è mancanza di coraggio e stanchezza, tutto è relativo.

Il problema della nostra generazione - e lo dico con il cuore in mano, perché ne faccio pienamente parte - è che abbiamo perso l'abitudine di dirci tutte le cose in faccia.
Non parlo soltanto di quando litighi con qualcuno, parlo delle cose più semplici: stiamo insieme tutta la sera, ridiamo e scherziamo e ci prendiamo in giro, poi si fa tardi e ci salutiamo, e solo dopo dieci minuti ho il coraggio di inviarti un sms e di dirti che avevi un vestito bellissimo.
È così per tutti, non raccontiamoci bugie: si sta perdendo il valore di dirsi le belle e le brutte cose mentre si cammina lungo il lago o davanti ad un caffè. Me ne rendo conto, perché sono il primo: davanti al cellulare sono capace di parlare per ore con persone a cui voglio bene e che mi stanno davvero a cuore, però spesso se devo dire qualcosa di importante mi sento in colpa a scrivere un messaggio. E invece lo faccio. Troppo spesso non trovo la forza di dire quello che penso dal vivo, anche se magari è semplicemente un mio parere o un complimento. Che se poi ci fermiamo un attimo a pensare, quando invii un sms i secondi che seguono sono uno strazio peggio degli esami di stato. È una tortura, "cosa starà pensando?", "che faccia avrà fatto?", "perché è online e non mi risponde?". È buffo, ma la via più semplice è anche quella più difficile. Se vai dal ragazzo che ti piace e gli dici "sono cotta di te", lui non può fissarti come se fosse online e non dire nulla: non può! (Se lo fa, dategli una sberla).
Se devo andare da un amico e dirgli che mi ha dato fastidio un suo comportamento, scrivergli su whatsapp è molto facile, ma poi ci sono sempre fraintendimenti e finisce che non ci si capisce, si peggiora solo la situazione. Quante volte si litiga perché non riusciamo a decifrare il tono della voce che si nasconde dietro ad alcuni pixel neri su sfondo bianco? Quante volte nel nostro cervello si aprono mille opzioni: ma che voleva dire? Quante volte abbiamo letto un post su facebook e abbiamo pensato "questo è riferito a me"? È ridicolo, no?
Non odio l'epoca in cui sono nato: mi affascina la tecnologia poiché ci offre decine di centinaia di stupende opportunità. E sono sicuro che le persone che pensano a noi giovani come a dei malati che stanno davanti ad un cellulare dalla mattina alla sera ed oltre, si sbagliano di grosso. Noi usciamo spesso e abbiamo gli amici e qualcuno di più di un amico, non è questo il vero problema: è che a volte la semplicità di una chat ci rovina.
Dobbiamo riconoscere l'importanza di parlare dal vivo, a venti centimetri l'uno dall'altro, lasciare da parte i cuoricini colorati e prendere più tempo per fare delle confessioni faccia a faccia.
Un po' di coraggio ci vuole, perché parlare col cuore in mano è difficile: ma sentirsi dire la verità ed ascoltare parole dolci con le proprie orecchie è molto, molto, molto più gratificante che sentire il telefono vibrare e leggere il suo nome sul display del cellulare.




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