martedì 12 febbraio 2013

Era una notte buia e tempestosa...

La luce chiara dell’alba mi apre gli occhi. Tutto più leggero e delicato. I pensieri si assopiscono, forse per stanchezza, forse per la fine della notte. La notte. Da ragazzina era il simbolo della mia libertà. In quell’angolo di paradiso era il momento in cui uscire e vivere, nascosta dalle ombre, lontano dagli occhi del mondo, dove rubare baci e scivolare negli abbracci. Nella notte i demoni prendono forma, le libertà si sfogano, i desideri escono a far baldoria. La mancanza della luce diventa il momento per concedersi di togliere la maschera. Come diceva quel Wilde? Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero. E la notte è brava a nascondere, nascondere il viso e concedere di mostrarsi. Celando il volto l’anima si libera e tutto viene fuori. Poi arriva l’alba e quel bagliore mostra di nuovo ciò che esiste, come se quelle ore di buio avessero celato tutto ciò che è capace di condizionare la vita. Socchiudo la finestra e si sente qualche rumore in lontananza, un’auto che passa, forse due. Mi chiedo chi, come se quest’ora non sia fatta per vivere, ma solo per dormire, per lasciare al corpo il tempo di riposare, alla mente quello per sognare e avere il tempo per ricominciare più tardi. La notte, il buio. L’alba, la luce. E poi di nuovo, si ricomincia di nuovo. Tutto passa, tutto scorro, qualche volta torna, una sfumatura diversa, una nuvola, delle gocce di pioggia, magari un filo di vento, ma il tempo va avanti, di nuovo notte, di nuovo giorno, tutto uguale e allo stesso tempo diverso. Ma c’è sempre un giorno nuovo e una nuova notte, un'altra alba ed un nuovo tramonto, una nuova possibilità, un nuovo attimo. Sempre.



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